Il ciclo sulla ex Jugoslavia è giunto alla fine e come ho anticipato da tempo “La spia russa” è l’ultimo capitolo di questa trilogia; l’averlo concluso, pubblicato e presentato sancisce la fine di un percorso. Dirò di più, d’ora in poi l’Istria sarà sempre meno presente nei miei lavori, incluso questo blog che per motivi di lutto e spaesamento ho trascurato. Mi sto allontanando dalla mia terra d’origine a livello psicologico, mentale, sentimentale e sto provando interesse per altri luoghi della Regione che mi ospita da ben trentacinque anni. Ciò non significa che rinnego le mie radici né mai lo farò, però non voglio rimanere imprigionata entro i limiti angusti della storia istriana, in particolare del XX secolo. Ci sono altri temi istriani, a mio avviso molto interessanti, che vorrei trattare, ma non adesso. Ho già iniziato a lavorare ad un nuovo romanzo che anticipo nell’intervista fatta alla RAI, per il programma radiofonico di Massimo Gobessi “Sconfinamenti” e di cui allego il link. Sarà un viaggio diverso, sempre lungo il confine, però non più con l’Istria ma con l’Austria, ampliando di molto l’orizzonte.
Ho iniziato a pubblicare nel 2007, tanti anni fa e con parecchie illusioni, sogni di notorietà e l’idea immatura che l’ambiente letterario fosse intellettualmente superiore, scevro da bassezze e invidie presenti in altri ambiti. Non mi ci è voluto molto per capire che non è così e che anzi, l’invidia, la maldicenza vigliacca e nascosta, la cattiveria gratuita, lo spirito del profittatore, imperano in questo settore di gente altezzosa e generalmente poco pagata. Insomma, ci si scanna per il famoso “pezzo di pane” declinato in forme diverse: contributi delle regioni, statali, delle associazione, ecc. Dopo l’iniziale disgusto e desiderio di ribellione (anche questo immaturo), ho compreso come stanno effettivamente le cose e non credo a nessuna promessa che mi viene fatta, dalle collaborazioni pagate al sostegno editoriale: sono tutte balle! Appreso questo fatto, mi diverto parecchio nell’osservare gli altri che si azzannano. Questo lo dico principalmente ai giovani che stanno approcciando questo mondo con le loro prime, faticose pubblicazioni: non credete in niente e in nessuno fuorché in voi stessi e nel contratto che firmerete con un bravo editore che mai e poi mai vi chiederà dei contributi. Questo è sufficiente per scrivere e pubblicare, una volta che avrete compreso la potenza del vostro talento da domare e ammaestrare a seconda dei progetti che avete in mente.
Tornando al mio lavoro, sono orgogliosa di dire che l’ultimo capitolo della trilogia, “La spia russa”, è sicuramente il meglio riuscito. Un romanzo completo, con i protagonisti ben delineati, la storia scrupolosamente studiata da innumerevoli fonti prima di metterla nero su bianco. La maturità in questo settore è l’elemento distintivo, rappresenta la ricchezza di un percorso fatto di letture, esperienze e ricerca di uno stile personale. Per tutta la durata della stesura ho avuto accanto al portatile la foto di mio fratello, il suo bellissimo sorriso che mi ha dato forza, ispirazione, tenacia anche nei momenti in cui credevo di non farcela. Il dolore per la sua scomparsa prematura e improvvisa veniva mitigato dalla potenza del ricordo, dell’amore fraterno sopravvissuto alla morte e in alcuni frangenti anche amplificato. Ecco l’atto creativo, la connessione col divino e imperturbabile, con l’essenza degli spiriti, dell’energia che supera la materia.
Non ho mai spinto per fare delle presentazioni, per mettermi in mostra, per inondare il blog o i social con duecento post a settimana per promuovere il mio lavoro. Per me l’atto creativo che mi rende forte, la fiducia dell’editore Luglio che mi lascia libera (devo dire che è stato così anche con gli altri editori) e l’interesse dei lettori, sono ciò che cerco in questo percorso. Ad ogni modo le presentazioni de “La spia russa” sono state davvero piacevoli e mi hanno dato molto. Inizialmente alla Lega Nazionale, dove in un ambiente intimo e raccolto l’Avvocato Sardos Albertini ha presentato anche questo libro (dopo L’Abisso socialista e La primavera di Zagabria). Un sostegno deciso e senza tentennamenti quello della Lega Nazionale e dell’ANVGD che non mi hanno fatto sentire sola, mentre altri hanno provato a denigrarmi, isolarmi e trattarmi con sufficienza per la natura dei miei libri.
A Pordenone, poi, per me è stata una festa. Splendida accoglienza nella cornice della Biblioteca Civica, con la presentazione organizzata da Gianni Giugovaz dell’ANVGD. Un ambiente di fieri istriani che non conoscevo quello delle Villotte di San Quirino, custodi della storia e delle tradizioni in un’area lontana dal confine. C’erano tante persone ad ascoltarmi, interessate ed educate, persone dalle quali in realtà sono stata io ad apprendere molto. Un’Istria in esilio, con la sua bellezza immutata, fatta di solidarietà umana, comprensione, apertura mentale anche verso una discendente dei rimasti. A Trieste alcuni mi sputerebbero in faccia, a Pordenone ero una loro sorella. Sono cose su cui riflettere: non tutti gli istriani si assomigliano.
La presentazione è stata curata dal dottor Walter Arzaretti, storico e massimo studioso di Marco d’Aviano che ha sottolineato l’importanza di un’unità nei fatti e nei concetti tra gli europei, per superare le brutture della storia e difendere la cultura dagli attacchi del nichilismo e dalle correnti “estranee”. Le letture dei brani sono state affidate a Tiziana Polo Del Vecchio, mentre gli intermezzi musicali erano del maestro Gianni Fassetta. Non mi era ancora capitato, in tutte le mie presentazioni dal 2007 ad oggi, una festa nel cortile di una maestosa biblioteca cittadina, con il buffet e la simpatia dei partecipanti. La cena da Corrado Sferco nel suo bel locale dove si respira l’Istria nel cibo, nei libri, nelle fotografie. Fulvio Tomizza ha molto frequentato questa zona quando faceva le ricerche per “Fughe incrociate”, interessante e curioso romanzo storico ambientato tra il Cinquecento e il Seicento che ha per tema la conversione: l’ebreo Mandolino da Sacile diventa cristiano e il cristiano Leandro Tisanio da San Vito al Tagliamento diventa ebreo. Le contraddizioni, i contrasti cari a Tomizza, a noi istriani vicini e lontani che viviamo una specie di doppia vita in bilico tra passato e presente. Come Gianni Giugovaz che è stato sindaco di San Quirino ma è istriano nelle radici o Corrado Sferco che fa conoscere la cucina istriana autentica – di cui altri, in Croazia e Slovenia, si appropriano spacciandola per loro e storpiando i nomi – assieme agli altri amici del pordenonese che sentono il bisogno di tornare in Istria di tanto in tanto. Diciamo che alla fine di questo viaggio sono scesa alla fermata giusta.
Voglio ringraziare tutti coloro che in questi anni e negli ultimi mesi mi hanno dimostrato interesse e condivisione: l’ANVGD e Renzo Codarin, la Lega Nazionale e Sardos Albertini, la RAI e Massimo Gobessi, Silvia Zanlorenzi, Marco Vigna per la recensione de “La spia russa”, Il Piccolo che mi ha dedicato due pagine per “L’Abisso Socialista”, Maria Grazia Ziberna, Adriana Ivanov, Libero (quotidiano) e Lucia Esposito che hanno dato spazio all’Abisso socialista, Elisabetta de Dominis, Diego Zandel per la recensione su Osservatorio Balcani e Caucaso (La primavera di Zagabria), Pietro Spirito per l’intervista a “Nel nostro tempo”, Ilaria Rocchi e i tanti che su internet, nei blog personali e sui social network si sono occupati del mio lavoro. Ringrazio tutti i lettori che non si sono persi la trilogia e hanno scritto le loro recensioni o mi hanno contattata direttamente.
Ci troveremo presto con un’altra storia, un altro libro.