8 Novembre 2017

L’ignobile Faust e la decadenza

By admin

“Il diavolo è un egoista, e non fa facilmente per amor di Dio ciò che giova ad un altro” Goethe

Questa è una delle frasi, tra le tante, che colpiscono il lettore del Faust di Goethe da secoli. Una storia magnifica e tenebrosa, quella del dottor Faust che Mefistofele seduce con promesse, lusinghe e conquiste. Se il dottore ricerca la conoscenza, la somma conoscenza, anche attraverso la magia, anche attraverso il diavolo – che gli dà i beni terreni, la giovinezza, il successo e l’amore – a cosa aspirano i tanti Faust contemporanei? A premi molto più gretti e tristi. Parlavo di questo splendido capolavoro della letteratura tedesca con il prete di Stridone, don Lino, negli anni della nostra amicizia ormai matura (da quando non sono più una bambina ma un’adulta che si interessa di cultura). Lui paragonò qualcuno che conoscevamo entrambi al Faust, ad un personaggio che cede alle lusinghe e vende l’anima al diavolo, e non lo fa per la scienza o per il cuore di una donna, ma per il vile denaro. Il denaro, la grande divinità di questa nostra epoca di incertezze, bassezze e volgarità. Tempo fa scrissi un pezzo ironico su don Lino e i neo comunisti di Stridone, paragonandoli a don Camillo e Peppone. Oggi non ho voglia di fare dell’ironia, di riderci su, di fare qualche battuta. Sento una grande tristezza, un senso di sconfitta da quando il mio parroco è stato allontanato forzatamente dalla parrocchia che ha tenuto per quasi quarant’anni. I vari Faust hanno vinto, proprio come accade nel romanzo quando il dottore vecchio e rabbioso caccia dalla tenuta due poveri anziani che poi muoiono. Ecco, a distanza di secoli i servi di Mefistofele vincono. Non credo che gli angeli né l’intercessione di anime come quelle di Margherita, l’amata del dottore, li salveranno; perché mai dovrebbero farlo? Certi personaggi non hanno lo spessore per trovarsi male all’inferno, anzi. Ora però non voglio parlare di loro, non voglio pensare al disgusto che mi provocano. Manca più di un mese al Natale, ma nell’aria sento la festa avvicinarsi, e non è perché i commercianti iniziano a invogliarmi con le vetrine e gli addobbi colorati, no, nulla di così vacuamente scintillante. Mi torna in mente il presepe nella chiesa di Stridone, quel bel presepe venuto a inizio Novecento dall’Austria e che arricchisce la semplice chiesa di San Giorgio. Un presepe che da bambina preparavo con don Lino, mio fratello e altri ragazzini, un presepe che non rivedrò più.

Presepe - Stridone

Presepe – Stridone

No, non lo rivedrò più, a Natale nella chiesa della mia infanzia non ci andrò. Non voglio guardare i Faust negli occhi mentre, sghignazzanti e compiaciuti della loro malefatta, fingono di seguire la messa detta da un prete venuto da chissà dove. Voglio conservare il ricordo dei tempi passati, di quella innocenza lontana, di quel coraggio che avevamo nello sfidare il comunismo andando a messa, fieri della nostra religione e delle tradizioni. Ahimè sono tempi lontani, volati via come foglie secche. Oggi non si lotta per gli ideali, per l’umanità da conservare in sé stessi, per l’orgoglio. No, oggi si vive per il denaro, per vendere e acquistare, per infrangere leggi a scapito dei meno svegli e fregarli, per accumulare ricchezze che nel trapasso saranno inutili. Forse è sempre stato così il mondo, ma lì, a Stridone, nella mia infanzia a fare presepi con don Lino, non me ne accorgevo.

Nebbie

Nebbie

Fioritura tardiva - Stridone

Fioritura tardiva – Stridone

Sulla strada

Sulla strada

Essere altrove

Essere altrove

Oltre le colline

Oltre le colline