30 Agosto 2018

Verso Volosca, suggestioni Belle Époque e idiosincrasie anti italiane

By admin
Quarnero

Quarnero

Qualche settimana fa mi sono recata nel Quarnero, oltre l’imponente limite del monte Maggiore, nella verde e selvaggia Istria orientale. Ero diretta a Volosca, borgo di mare non molto grande, unito dall’urbanizzazione turistica alla nota località di Abbazia. L’obiettivo era fare fotografie, cogliere l’atmosfera dei villaggi e dei paesi che si affacciano sul mare quarnerino, con di fronte le isole di Cherso e Lussino; le balze rocciose che scendono lungo le dorsali, il belvedere sul fiordo che collega Fianona all’Adriatico, sopra la parte più selvaggia della litoranea. L’idea era la documentazione fotografica, visiva, di un territorio che è parte integrante del romanzo che sto scrivendo.

Isole

Isole

L’immaginazione e la creatività però si scontrano sovente con la realtà: il Quarnero non è un paradiso, non dal punto di vista umano. L’antica Liburnia è sempre stata un’area turbolenta, contrastata, profondamente contraddittoria; popolata fin dall’antichità da tribù illiriche simili agli Istri e ai Veneti, i Liburni che l’abitarono fin dal XVI-XVII secolo a. C. erano audaci uomini di mare che si dedicavano abitualmente alla pirateria. Per secoli le acque del Quarnero sono state infestate dai pirati, nella natura selvaggia ricca di anfratti, canaloni, massi calcarei che emergono dal mare e coste levigate dalla forza dell’acqua. Il contrasto tra paesaggi marini e montuosi, la mancanza di armonia e di dolcezza nella cruda bellezza che incanta, sono una rappresentazione plastica e anche simbolica di una regione a tratti ostile e inospitale. L’inospitalità, l’ostilità, la durezza io le ho viste rivolte ai visitatori e turisti italiani ed è questa la sensazione più forte che ho avuto nella mia breve permanenza nel Quarnero. Un atteggiamento fastidioso che sconfina nel razzismo, nel più becero e volgare odio anti italiano.

Intrico di tetti

Intrico di tetti

Nella baia di Volosca

Nella baia di Volosca

Volosca è un vecchio abitato di pescatori e marinai, si trova a nord di Abbazia e con la città che è anche Comune di appartenenza sembra unita da un forte e disorganizzato sviluppo urbano, dedicato in prevalenza all’accoglienza turistica. L’origine del nome è certamente slava, “vol” infatti significa “manzo”, e si presume che il luogo dovesse essere l’imbarco dei prodotti di Castua, quali legname e bestiame. Le vecchie stalle del porticciolo sono ora locali che si affacciano sul mare. Tutto il borgo a dire il vero è situato in riva al mare, sulla punta di un promontorio, con le case addossate l’una sull’altra, con un’architettura caotica ma suggestiva, separate da strette calli e ripide scalinate. Il cuore del paese è il vecchio Mandracchio e tutto l’intrico di stradine tortuose scende verso di esso; qui si trova il molo del Sale, frequentato durante l’estate dai visitatori in cerca delle osterie che fronteggiano il mare. I turisti in questo agosto 2018 non sono tanti, molti alberghi hanno posti liberi e tanti appartamenti sono sfitti; ciò che colpisce maggiormente però è la scarsa presenza di italiani che in passato qui erano la maggioranza. I turisti sono in prevalenza croati, polacchi, un numero non rilevantissimo di tedeschi e forse qualche russo. Nei ristoranti non c’è di sicuro la ressa, quella la garantivano i turisti del Belpaese abitualmente propensi all’esterofilia e alla sperimentazione culinaria; oggi questi turisti appaiono assenti, presumibilmente per i prezzi esagerati che non rispettano il binomio qualità-prezzo ma sospetto anche per la costante ostilità e maleducazione. Sì, gli italiani sono il popolo dell’autocritica, dell’auto commiserazione e della giustificazione masochista a vantaggio di chi li danneggia, però evidentemente a tutto c’è un limite. I locandieri villani, le frasi esplicitamente razziste, la mancanza della minima creanza, fanno parte del “pacchetto” anti italiano che nemmeno i ciechi e i sordi possono ignorare. La magnifica promenade dedicata a Francesco Giuseppe vale sicuramente una visita, una piacevole camminata che si snoda per oltre dieci chilometri fino a Laurana su un paesaggio marittimo incantevole, però la vista delle eleganti ville ottocentesche in abbandono e delle costruzioni in cemento armato che ospitano discutibili residence, in via Maresciallo Tito, possono essere un formidabile deterrente per non farlo.

Sulla promenade

Sulla promenade

Il tempo dei suoi aristocratici possessori è ormai lontano; i Duinati, i Walsee, gli arciduchi d’Austria, rappresentano una storia dalla quale Volosca e il Quarnero si discostano, si smarcano e non torneranno più i tempi della loro fastosità. Lascio Volosca con una profonda delusione nel cuore, tra pensioni chiamate “pansion Kontesa” in spregio delle più elementari regole di buon gusto linguistico e un nazionalismo da dittatura sudamericana, ripromettendomi che non ci tornerò mai più in vita mia. Il mondo è grande e bello, pieno di luoghi affascinanti, meravigliosi, incantevoli. Del Quarnero conserverò il ricordo della sua bellezza fine Ottocento, della fastosità Belle Époque, del mare cristallino, cercando di dimenticare le brutture del presente.