27 Febbraio 2021

La medicina tradizionale cinese

By admin

Per comprendere l’arte medica cinese, nota da tempo in tutto l’Occidente, occorre analizzare brevemente le basi religioso-filosofiche sulle quali essa poggia. Iniziamo col Confucianesimo, dottrina molto diffusa in Cina; i gesuiti portoghesi chiamarono Confucio K’Ung fu tsu, nato intorno al 551 a.C. nell’attuale Shantung. Rampollo di nobile famiglia, coprì qualche incarico amministrativo per poi dedicarsi allo studio e all’insegnamento, viaggiando per tutto il paese.

Confucio

La dottrina di Confucio è essenzialmente morale, simile al Cristianesimo: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Gli dèi sono semplici simboli e ciò che conta sono le regole da seguire per armonizzarsi nella vita e nella società. Grande importanza viene riservata al culto degli antenati, inteso come imitazione delle virtù dei trapassati. Una forte limitazione del pensiero confuciano, per i moderni, consiste nel fatto che la dottrina sia essenzialmente votata alla classe aristocratica; egli si rivolge, infatti, ai regnanti e ai nobili, considerandoli guide della popolazione. Fondamentale, poi, il rispetto della tradizione, del passato e un totale rifiuto dell’innovazione. L’amore per la giustizia, il rifiuto della vendetta e dell’animosità sono capisaldi del pensiero confuciano. Questi due concetti, il rifiuto dell’innovazione e la mancanza del senso di rivalsa, di reazione, sono stati ampiamente usati dal potere politico per sottomettere nei secoli la popolazione, condannandola ad un feudalesimo straordinariamente dilatato nel tempo. Le idee e la riflessione filosofica di Confucio, rielaborate dai seguaci, sono state diffuse soprattutto da Meng, detto Mencio (372 – 288 a.C.) che raccolse e tramandò l’insegnamento del maestro. Un’altra dottrina religiosa essenziale per comprendere l’evoluzione del pensiero medico è il Taoismo, fondato la Lao-tzu, contemporaneo di Confucio. L’opera fondamentale del suo pensiero è il libro del Tao, breve e conciso, pervenutoci contaminato dai posteriori. Il Taoismo appare di difficile interpretazione, essendo basato su concetti complessi e spesso contraddittori.

Lao-tzu, fondatore del Taoismo

Per Lao-tzu, alla base di tutte le manifestazioni umane, naturali e spirituali, vi è il Tao, l’essere assoluto, la legge suprema, l’armonia cosmica e universale. Due sono le forze cosmiche fondamentali che governano l’universo, Yin e Yang, i principi passivo e attivo, concetti sfruttati da tutte le scienze cinesi per le loro impostazioni teoriche. Infine, la religione Buddhista, diffusasi dall’India alla Cina, prendendo piede all’epoca della dominazione mongolica. In Cina il Buddhismo fu diffusamente accettato e si fuse col Confucianesimo e il Taoismo; tutte più dottrine filosofiche e morali che vere e proprie religioni chiuse nei dogmi.

Buddha

Da queste basi origina e poi si edifica la scienza medica cinese, non del tutto orfana di riti antichi di divinazione politeista. La tradizione attribuisce la paternità del pensiero medico cinese al leggendario imperatore Shȇn Nung, vissuto, secondo una fantasiosa leggenda, intorno al 2800 a.C.; la storiografia ufficiale, specie quella moderna, fa risalire la civiltà cinese ad un’epoca ben posteriore. Shȇn Nung avrebbe compilato un erbario medicinale, il famoso Pen Tsrao mou, contenente 365 rimedi di cui 340 vegetali; avrebbe sperimentato su di sé numerosi veleni e contravveleni e sarebbe stato uno degli iniziatori dell’agopuntura. Elevato al rango di divinità della medicina, Shȇn Nung fu venerato come protettore delle corporazioni cinesi dei rimedi. Altra figura avvolta nel mito e nella leggenda fu quella di Pien Ch’iao, vissuto intorno al 225 a.C. Di lui si narra che abbia utilizzato per primo un narcotico capace di rendere insensibili al dolore, oggi identificato da alcuni autori con la canapa indiana. Il testo classico della medicina cinese fu il Nei Ching, o Canone di medicina, redatto secondo la tradizione da Huang-ti, l’imperatore Giallo (fondatore della civiltà cinese); in realtà potrebbe essere datato intorno al 300 a.C., nell’ultimo periodo della dinastia Chou. Il Nei Ching si compone di due libri, di cui il primo o Su Wen (questioni semplici), riproduce le conversazioni tra l’imperatore e i suoi tre ministri; mentre il secondo, Lin Shu, ha per argomento l’agopuntura. La prima parte ci è nota attraverso svariate manipolazioni e rielaborazioni, densa di curiose e stravaganti interpretazioni anatomiche. Il Nei Ching ci parla di 365 ossa nell’uomo e 360 nella donna e considera fondamentali dodici vasi, mettendoli in relazione con i dodici mesi dell’anno. Gli organi vengono paragonati alle cariche dello stato: il cuore è il re, i polmoni i suoi ministri, il fegato un generale, la colecisti un giudice, la vescica un mandarino, lo stomaco un ufficiale annonario. Il concepimento è visto come l’unione dell’energia maschile e quella femminile; quest’ultima avrebbe importanza prevalente per lo sviluppo del nuovo organismo. Non si parla di seme ma di energia, la concezione magico-filosofica alla base di tutta la scienza cinese. Le teorie patogenetiche del Canone mettono in relazione l’uomo e il cosmo; le malattie dipendono dalle stagioni, dagli agenti atmosferici, dal clima. Anche alle emozioni e agli stati affettivi sono attribuite alcune forme morbose, intese come influenze mistico-magiche e non psicosomatiche, come per i moderni. Rivoluzionario, invece, appare l’esame dettagliato del paziente, basato su tecniche di osservazione, palpazione, ascolto e interrogazione del malato, dando particolare importanza alla dottrina del polso. La terapia si compendia in gran parte nell’agopuntura. Tante sono state le figure di medici che hanno caratterizzato la medicina cinese, attraverso l’attività e le opere, consegnandoci una dottrina complessa e affascinante. Il presupposto teorico è costituito, come abbiamo visto, dalla concezione dell’universo come equilibrio alternante dalle due forze Yin e Yang. Per noi occidentali, comprendere una dottrina che esclude il fondamento del pensiero scientifico, fondato sulle risultanze di un’esperienza concreta, sviluppatosi su elaborazioni puramente intellettuali e astratte, appare arduo da tutti i punti di vista. Yang e Yin sono due principi di carattere opposto, che però si attirano e si completano a vicenda, rimanendo sempre in uno stato di instabilità e di continuo movimento. Da essi nascono i cinque elementi originari che costituiscono ogni cosa e ogni essere vivente nell’universo: metallo, legno, acqua, fuoco, terra. Yang è la potenza maschile attiva, il sole, il calore, la secchezza, la vita, l’intelligenza. Yin è il principio femminile inattivo, la notte, il buio, il freddo, il riposo.

Bodhisattva o Kuan-yin

Ogni cosa è prevalentemente, ma non totalmente, Yin o Yang in quanto porta in sé in piccolo il dualismo universale. Gli esseri e le cose caricati di attività opposte si attirano, quelli caricati di attività uguali si respingono. Yin genera Yang, Yang genera Yin. L’intera concezione anatomo-fisiologica su cui poggia la medicina cinese non è altro che l’applicazione di questa teoria. I primi, detti anche lunari, sono: il cuore, i polmoni, la milza, il fegato e il rene. I secondi, detti anche solari, sono: lo stomaco, il duodeno, il tenue, la colecisti e la vescica. I visceri Yang hanno la funzione di captare l’energia del mondo che circonda l’organismo, come gli alimenti, l’aria, il calore e le radiazioni. Gli organi Yin, invece, controllano e purificano l’energia captata. Ciascun organo è in rapporto con un viscere, dando luogo a delle coppie costituite da unità che controllano e si frenano a vicenda. La funzionalità di organi e viscere è garantita dalla circolazione dell’energia attraverso dodici canali immaginari chiamati King. I King, o meridiani, hanno spesso un decorso tortuoso e assurdo, senza alcuna corrispondenza con quello dei vasi e dei nervi reali. La natura di questa energia è magica, fonte di attività e di vita. Il medico cinese, quando visitava il malato, non intendeva accertarsi dello stato fisico apparente ma rendersi conto degli eventuali squilibri esistenti fra le sue energie Yang e Yin: a questi squilibri, infatti, egli riferiva l’origine di ogni malattia. Si raccoglievano i dati anamnestici e si faceva un esame morfologico generale, dalla considerazione del colorito, della voce, dei gesti, dell’ispezione della lingua e dall’ascoltazione del respiro. Le tecniche fondamentali, tuttavia, erano la valutazione del polso e la palpazione dell’addome. Il controllo del polso non aveva nulla a che vedere con la valutazione dello stato circolatorio, ma si trattava di un esame dell’attività dell’energia Yang e Yin nei vari organi. La palpazione dell’addome procedeva come per i medici moderni (paziente coricato e palpazione) ma le conclusioni erano assolutamente fantastiche: dall’addome si capiva persino lo stato del cervello e dei polmoni. Dall’esame dell’energia Yin e Yang nacque una singolare forma di terapia, utilizzata per porre rimedio alle disarmonie energetiche. Sui canali chiamati King o meridiani sono situati un gran numero di punti, la cui stimolazione determina una tonificazione o una depressione dei due principi fondamentali nei diversi organi. L’agopuntura cinese consiste in un’azione meccanica effettuata su questi punti, allo scopo di regolare gli squilibri di energia. I punti da stimolare o Tsiue sarebbero 365; per ogni organo si hanno punti tonificanti e punti disperdenti. Vi sono inoltre punti sorgente, i quali rinforzano tanto l’azione del punto tonificante, quanto quella del punto disperdente dello stesso meridiano. L’agopuntura era effettuata nei templi più antichi con dei rudimentali strumenti costituiti da schegge di pietra. In seguito, si fece ricorso a dei veri e propri aghi metallici, variandone lunghezza e calibro, nonché la qualità del metallo, a seconda dei casi e dell’epoca. La tecnica dell’agopuntura giunse in Europa alla fine del Seicento e in Francia trovò molti seguaci. Attualmente chi applica questa tecnica ha sostanzialmente una visione organicistica, basata sulla ricerca di reali meccanismi terapeutici e, seguendo la legge biologica formulata da Arndt, si assume che le piccole eccitazioni provocano l’attività vitale, le medie l’aumentano, le forti la soffocano, le esagerate la aboliscono. Di primaria importanza nella medicina cinese era la farmacologia, poiché la chirurgia pareva un metodo barbaro di cura e non si era mai sviluppata compiutamente. La terapia era sostanzialmente basata su due grandi pilastri: l’agopuntura e la somministrazione di farmaci. Anche la scienza dell’alimentazione era di primo piano e in varie epoche ci furono specialisti in dietetica. I medici cinesi abbinavano o alternavano prescrizioni farmacologiche con consigli dietetici e alcuni preparati (vegetali o animali) erano somministrati come cibo, sotto forma di minestre o pietanze. Si preferivano sostanze ad azione terapeutica blanda e da somministrare per lunghi periodi, in vista di un’azione preventiva verso le malattie. I decotti erano comuni e per la loro preparazione si ricorreva al fuoco del carbone di legna e a pentole di maiolica, evitando accuratamente i recipienti metallici. L’opera che ci fornisce maggiori notizie sulla farmacopea cinese è il Pen Tsrao-Kang-mou, un monumentale compendio enciclopedico di tutti i testi delle varie epoche, compilato al tempo della dinastia Ming. Vi sono citate 1892 sostanze medicamentose, in gran parte vegetali, in parte minore di origine minerale e animale, classificate in 16 classi e specie.

Molti dei rimedi allora impiegati si trovano nella fitoterapia moderna e ciò fa pensare che ne avessero intuite le doti curative. Ad esempio, la radice di china, la canfora, il rabarbaro, il melograno, l’artemisia e veleni tuttora usati come l’aconito o il giusquiamo. L’uso del mercurio per la cura della sifilide, che si può ritenere certo nel XVI-XVII sec., richiama l’attenzione sull’origine di questa malattia, esistente in Cina da tempi antichi e introdotta in Europa dai portoghesi. Uno dei rimedi cinesi molto apprezzato in Occidente è il Ginseng; questa radice, simile alla mandragora, era considerata dagli antichi cinesi come miracolosa. Circondata da un’aura magica, la pianta avrebbe avuto effetti curativi straordinari su tutti gli apparati e gli organi, dall’intestino agli occhi, dai polmoni al cuore. Mirabolante sarebbe stato il suo effetto sulle facoltà spirituali e intellettuali, oltre che le capacità afrodisiache. La scienza moderna ha peraltro confermato una sua azione neurotonica e afrodisiaca. In conclusione, possiamo dire che la medicina cinese era una scienza estremamente astratta e intellettuale, impostata su concezioni filosofiche ed elaborata minuziosamente. La magia sembra meno rilevante nella medicina cinese rispetto alle altre scienze del mondo antico, tuttavia un substrato magico si riscontra in molti trattati e metodi terapeutici. Fondamentale fu lo sviluppo della farmacologia, un edificio di monumentale importanza che, lo dobbiamo riconoscere, porta in sé il germe di tante future conquiste nelle terapie di tutto il mondo. Concludendo, la medicina cinese giunse in alcuni punti ad un livello superiore alla medicina medievale europea e talvolta anche a quella rinascimentale: ad esempio, intuì ed affermò la circolazione del sangue ed elaborò una concezione empirica, ma riccamente sperimentata, dei riflessi, come abbiamo visto. Il sistema terapeutico dell’agopuntura nelle sue varie formule stimola localmente l’epidermide attraverso aghi d’oro, platino o altri metalli oppure coni di polvere di artemisia incendiati, secondo un complesso schema di corrispondenze con organi interni. La scienza ha dimostrato l’efficacia di queste terapie in disfunzioni nervose, reumatiche, artritiche. Integrare tali terapie alla medicina ufficiale sembra sempre più utile, poiché l’abuso di farmaci (antinfiammatori, cortisonici ecc.) rappresenta un grave problema di salute. Inoltre, il substrato filosofico-religioso che mira ad ottenere un equilibrio controllando l’animosità, al giorno d’oggi è quanto mai utile nel mondo occidentale.

Bibliografia:

Medicina e magia nell’Antico Oriente, F. Fiorenzuola F. Parenti, KeyBook.

Il mondo orientale, AA.VV, Istituto Geografico De Agostini.

Il Milione (Enciclopedia – Asia), AA.VV, Istituto Geografico De Agostini.