5 Maggio 2019

Cividale del Friuli, capitale longobarda

By admin

Cividale è senza dubbio uno dei luoghi più interessanti del Friuli, sia per la sua storia che per l’architettura particolare. Il nucleo antico di Cividale sorge sulla riva destra del fiume Natisone e conserva ancora la pianta dell’antico borgo medievale. Nel territorio si sono rinvenuti materiali archeologici preistorici, tracce di insediamenti umani risalenti al paleolitico e al neolitico. La città fu fondata intorno al 56 a.C., con il nome di Forum Iulii in onore a Giulio Cesare; più tardi diventò municipium e fu aggregata alla X Regio.

Cividale si salvò dalle invasioni dei Marcomanni e di Attila (451) che puntava ad Aquileia, fino alla calata dei Longobardi. Dopo la caduta di Aquileia, Forum Iulii divenne il più importante centro della regione, tanto che il suo nome indicherà tutto il territorio della giurisdizione, ovvero il Friuli. Il 2 aprile 568 i Longobardi, condotti da Alboino, entrarono in Italia e Forum Iulii divenne la sede – se vogliamo la capitale – del primo Ducato longobardo. Il figlio di Alboino, Gisulfo, fu il primo dei diciassette principi che governarono la città prima della venuta dei Franchi di Carlo Magno (774).

Dei Longobardi si sono dette e scritte molte cose, spesso sono stati bollati ingiustamente come feroci persecutori delle popolazioni locali, irrispettosi delle culture altrui. Ma chi erano esattamente questi uomini che traggono il loro nome dalle “lunghe barbe”? Il primo a raccontarci la loro storia fu un nobile discendente longobardo vissuto tra il 720 e il 799, nato proprio a Cividale: lo storico e religioso Paolo Diacono. Nella sua “Storia dei Longobardi”, Diacono ci racconta di un popolo proveniente dalla Scandinavia, chiamato Winili, o Winnili secondo altre fonti, che si sarebbe spostato in terra germanica e lì stabilito, fino alla discesa verso meridione.

“Di questa isola parla anche Plinio Secondo nei libri da lui composti Sulla natura delle cose. Essa, come ci hanno riferito alcune persone che l’hanno visitata, non è tanto posta sul mare, quanto cinta tutta intorno dai frutti marini, i quali penetrano dentro le terre per il fondo piatto che hanno le coste” (I fiordi).

Queste le parole di Paolo Diacono sull’area di provenienza dei Winili. Lo storico attinse probabilmente da fonti orali molte delle informazioni presenti nei suoi scritti, forse anche da opere perdute. Di fatto si tratta di una narrazione avvincente, a tratti epica, che ancora oggi affascina il lettore.

Nel 610 Cividale fu distrutta dagli Avari e ogni ricordo del periodo romano scomparve. Sotto il dominio longobardo la città prese il nome di Civitas Austriae, poiché sede del marchese preposto alla parte orientale del regno italico, che più tardi si semplificò in Civitas, fino alla forma attuale di Cividale. Nel 737 si insediò il patriarca di Aquileia Callisto e nel 769 vi si tenne il Concilio che riconobbe l’indissolubilità del matrimonio. Callisto fu seguito da una lunga serie di patriarchi con la residenza a Cividale. Nel 773, Carlo Magno, su invito di papa Adriano II, scese in Italia, e sconfitti i Longobardi in battaglia si proclamò loro re. Nel XII secolo la città divenne Comune autonomo, il cui sviluppo fu favorito dall’abbandono della sede patriarcale, a causa di un terremoto che lesionò molti edifici, costringendo il patriarca a trasferirsi a Udine.

Centro di notevole importanza nei secoli XIII e XIV, Cividale ottenne nel 1353 da Carlo IV l’istituzione di una vera e propria università che funzionò fino al 1419, quando passò sotto il dominio di Venezia.

Nel 1509 fu occupata dalle truppe imperiali di Massimiliano I, ma tornò ben presto ai Veneziani. Sede di un provveditorato veneto, Cividale iniziò la sua decadenza a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Nel 1813 fu annessa all’Austria, venendo poi nel 1866 a far parte del regno d’Italia. Durante la Prima guerra mondiale fu occupata per oltre un anno dalle truppe austriache (ottobre 1917 – novembre 1918). La sua storia recente ha il grande pregio di aver recuperato molti luoghi e monumenti della sua storia passata, grazie ad importanti scavi archeologici e opere di recupero che ci restituiscono l’immagine della sua antica bellezza. A Cividale infatti vi sono numerosi luoghi storici e simbolici di un lembo di mondo conteso, dominato da popoli e culture diversi. Per esempio, l’Ipogeo preromano che nei suoi cunicoli ci mostra mensole e mascheroni scolpiti, ma soprattutto il monumento simbolo che si trova nel complesso del monastero di Santa Maria in Valle, il meraviglioso Tempietto longobardo, uno dei più importanti monumenti dell’VIII secolo, ottimamente mantenuto.

Il Tempietto è costituito da una piccola aula quadrilatera coperta da volta a crociera e separata per mezzo di un’iconostasi da una parte absidale divisa in tre sezioni da colonne con capitelli corinzi reggenti tre voltine a botte, sensibilmente più basse della volta dell’aula. Oltre che per la sua struttura architettonica, il Tempietto è opera di eccezionale interesse per il magnifico apparato decorativo, soprattutto per gli stucchi (gesso, calce e polvere di marmo); sulla parete di fondo si ammirano, infatti, un finissimo arco a tralci di vite e, sopra di questo, disposte ai due lati di un piccolo arco, sei figure muliebri in altorilievo addossate al muro.

Le decorazioni in stucco e gli affreschi furono eseguiti poco dopo la metà dell’VIII secolo, verso il 760. Nei primi anni del XVIII secolo cessò la funzione di cappella del Tempietto e il luogo fu adibito a sala capitolare del convento; alla fine dell’Ottocento le monache donarono il prezioso monumento alla comunità di Cividale (1893) e in tale occasione si costruì il passaggio pensile, sul greto del Natisone, che tuttora porta alla piazzetta di S. Biagio, in modo da non passare per il convento.

Nel corso dei secoli il Tempietto fu spesso rimaneggiato, ne fanno fede soprattutto gli affreschi che ne decorano le pareti; affreschi che vanno dall’XI alla fine del XIV secolo. Gli affreschi originali (Cristo Logos tra gli arcangeli Michele e Gabriele, la Vergine con il Bambino, vescovi e Santi) sono databili intorno al 760 circa.

Il Monastero che ospita il Tempietto risale alla metà del VII secolo, riservato alle suore benedettine, con molte aggiunte e restauri e un danneggiamento importante dovuto al terremoto in epoca medievale. L’odierna fisionomia si inizia ad avere nel 1511 circa e, nel XIX secolo viene affidato alle suore orsoline che vi hanno vissuto fino al 1999. La parte più interessante del complesso è il Chiosco, organizzato in forma irregolare, quasi a trapezio scaleno.

Il porticato, affrescato da Francesco Colussi nel 1796, è formato da archi a tutto sesto con volte a croce sorrette da colonnine circolari in pietra.

Cividale si pregia di musei importanti che raccolgono testimonianze antiche, di età medievale e tardo medievale, fino ad arrivare alla Grande Guerra. Il Museo Archeologico comprende iscrizioni sepolcrali in greco e latino provenienti dalla Dalmazia, frammenti di cibori, colonnine, plutei, capitelli, pilastrini, cornici dal VI al IX secolo, rilievi di età romanica; la sezione longobarda occupa ben sette sale con reperti di grande pregio, in particolare il corredo funebre del duca Gisulfo, rinvenuto nel 1874 in Piazza Paolo Diacono, risalente alla metà del VII secolo. Il Museo Cristiano accoglie alcune tra le testimonianze più rappresentative della scultura alto medioevale, soprattutto di epoca longobarda, e si sviluppa nei locali adiacenti al Duomo. Il Museo della Grande Guerra, situato presso l’ex stazione ferroviaria, è allestito in cinque sale e raccoglie cimeli, uniformi e armi originali degli eserciti operativi sul fronte italiano.

Uno dei punti più interessanti, ritratto in quasi tutte le immagini riferite alla città, è il Ponte del Diavolo, sospeso sul fiume Natisone. Costruito nel 1442, poggia su un macigno naturale collocato nel letto del fiume e su tre pilastri. Abbattuto durante la ritirata di Caporetto nel 1917, fu ricostruito a guerra finita. La leggenda narra che fu edificato dal diavolo in una notte sola, con la promessa degli abitanti che gli avrebbero concesso l’anima del primo passante. Usando l’astuzia, i cividalesi beffarono il maligno, facendo passare un cane sul ponte. Il diavolo, furibondo, si adirò molto, ma dovette accontentarsi del povero cane che fu pietrificato nel sasso che sorregge il pilastro del ponte.

Il Duomo dedicato a S. Maria Assunta è la principale chiesa della città, sorta sulle basi di una preesistente, risalente all’VIII secolo e voluta dal patriarca Callisto. Lo stile dell’edificio è misto gotico-veneziano e rinascimentale, risalente al Cinquecento; alla fine dell’XVIII secolo fu realizzata un’ampia ristrutturazione interna. Il Duomo ospita diverse opere di notevole valore artistico, tra le quali il crocifisso ligneo databile alla seconda metà del XIII secolo, l’altare della Madonna progettato da Giorgio Missari e realizzato da Bernardino Maccaruzzi, l’altare marmoreo settecentesco che contiene la famosa Pala di Pellegrino II, uno dei più importanti capolavori dell’oreficeria italiana.

Interessante e suggestiva la chiesa rinascimentale dei Santi Pietro e Biagio, con la facciata affrescata a colori vivaci, sbiaditi nel tempo. La chiesetta si trova nella piazzetta di S. Biagio, appena fuori dal Tempietto longobardo.

Molti sono i palazzi nobili della città, come il Palazzo Comunale di fronte al Duomo o il Palazzo de Nordis, vi è anche la Casa Medioevale, detta “casa dell’orefice”, risalente al XIV secolo, un antico laboratorio di oreficeria.

Muoversi tra le vie, i viottoli, fermarsi nelle piazze, attraversare il leggendario ponte, passeggiare accanto alle acque del Natisone, in un’atmosfera che rimanda al Medioevo, non è un’esperienza comune al visitatore in altri luoghi della regione.

Cividale, tra i suoi archi, i reperti del passato, gli edifici antichi, parla dei Longobardi, dei Romani, dei Franchi, dei Patriarchi, dei Veneziani, e lo fa nella lingua della bellezza e della cultura, comprensibile a tutti. In primavera, ma anche nelle altre stagioni, visitate questa particolare città, entrate nel Tempietto, nelle chiese, nei musei, vi accorgerete di quanta arte e bellezza erano capaci i cosiddetti barbari del Nord.