22 Aprile 2021

Tempio di Monte Grisa, il Santuario di Trieste

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Il Santuario di Monte Grisa domina Trieste e il golfo, come in un abbraccio ideale che dall’alto del Carso cinge la città e il mare che la lambisce. Il panorama dall’altura si spalanca sull’immensità del mare, disteso tra Aquileia, Miramare e Pirano.

Uno dei posti più suggestivi del Carso triestino ma soprattutto un’oasi di preghiera e di riconciliazione con se stessi, di pace interiore. Il Santuario è dedicato a “Maria Madre e Regina” e fu costruito tra il 1963 e il 1966 su progetto dell’ingegnere Antonio Guacci. L’idea però partì da lontano, legata ai momenti tragici della storia triestina.

Ad aprile del 1945 il vescovo della città, mons. Antonio Santin, fece un voto alla Madonna nel quale chiedeva la protezione di Trieste: in caso di salvezza egli avrebbe eretto una grande chiesa in suo onore. Quando nel 1958 papa Pio XII chiese di consacrare l’Italia al Cuore Immacolato di Maria, si stabilì di far passare la statua della Madonna di Fatima per 92 capoluoghi di provincia, dalla Sicilia a Trieste. La conclusione di questo lungo percorso spirituale sarebbe stata la posa della prima pietra del Tempio dedicato a Maria, proprio a Trieste, in riconoscenza per aver preservato l’Italia dalla tirannide comunista. Nel 1959 fu posta la prima pietra della monumentale chiesa che doveva ricordare non solo la grazia ricevuta, dopo il voto del vescovo, ma anche la consacrazione a Maria. La statua di Fatima ritornò in Portogallo, nella sua sede, però fu eseguita una copia esatta dallo stesso scultore, Barlusa di Braga, e fu portata a Trieste. La consacrazione del Tempio risale al 22 maggio del 1966, benedetta attraverso un collegamento con il Vaticano da papa Paolo VI.

I lavori di progettazione del Tempio risalgono dunque alla fine degli anni ’50 e rispecchiano i canoni della bellezza classica: sezione aurea, proporzioni della matematica e la radice quadrata di 5, con un equilibrio tra le parti.

La costruzione appare austera, essenziale e grande. Il Guacci vede il Santuario come un diamante solitario incastonato sull’anello che cinge la bellezza di Trieste, capace di attirare lo sguardo e l’attenzione. Il risultato è uno dei primi edifici in cemento armato, modulare, autoportante. Si è utilizzato il triangolo isoscele come modulo, con la base uguale all’altezza; la scelta conferisce stabilità alla struttura, uno stile unico e molteplici significati simbolici. La facciata triangolare richiama il triangolo del linguaggio simbolico della Bibbia, ovvero raffigura la trascendenza di Dio. Nel Nuovo Testamento il simbolo geometrico fa riferimento alla prima verità della fede, la Trinità, ossia un Dio in tre persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo.

L’imponente costruzione presenta pareti a vetro che conferiscono alla chiesa superiore una straordinaria luminosità e trasparenza, in comunione con la spiritualità, il cielo, il mare e la vegetazione circostante. La chiesa inferiore, invece, con gli intrecci dei fasci luminosi, gli spicchi di luce e le penombre, conferiscono all’aula una profonda spiritualità e un mistero di fede.

Antonio Guacci si dimostra un artista e un fine intellettuale nella realizzazione di questa mastodontica opera; la sua cultura giudaico-cristiana, unita all’amore per l’arte astratta, gli consentono di realizzare il Tempio con l’utilizzo di pochissimi elementi geometrici, ricavandone un eccellente risultato dalla linea semplice e fluente.

Il grande profilo triangolare della struttura si ammira nell’aula superiore, dove la punta verso l’interno forma il vano campane e disegna una grande “emme”, il monogramma di Maria. I triangoli di vetro che ricoprono la facciata sostenuti da costoni di cemento, formano una lunga sequenza di lettere A ed M, le iniziali del saluto angelico “Ave Maria”. Anche gli altari della chiesa superiore formano le “emme” che richiamano il nome della Vergine. Il triangolo, quale simbolo dominante, compare anche nella croce sopra l’altare dell’Eucarestia e con la sua fitta trama sostiene grossi cristalli colorati che formano i cinque lobi, riconducibili alle cinque piaghe del Gesù crocifisso.

La chiesa inferiore è orientata da nord a sud e con la sua bassezza rappresenta l’umanità nella sua dimensione creaturale di amore verso Dio. La chiesa superiore, orientata da est a ovest, con la sua notevole altezza simboleggia la trascendenza e la divinità. L’intersezione delle assi delle chiese sovrapposte indica il mistero cristiano, ovvero l’irruzione del divino nell’umano. Gli esagoni che modellano la chiesa superiore, rivestendone le pareti, richiamano con la loro forma il reticolo delle celle di un’arnia, ricolme di miele. Il simbolo richiama un passo dell’annuncio di Pasqua dove il lavoro delle api è simbolo di nuova luce; allo stesso modo il significato del Tempio sembra essere quello dell’ape regina, la Madonna, che dispensa il miele, le sue celesti grazie, a tutti coloro che vengono a pregarla.

Ritornando alle origini del progetto, grande importanza riveste anche nella realizzazione pratica della costruzione il sogno di mons. Antonio Santin. Nel sogno premonitore egli vide sopra uno sperono roccioso una nave con la prua rivolta verso il mare e con le vele dispiegate al vento. La nave quale simbolo della Chiesa ma anche di Maria, in quanto modello, aurora e madre che accompagna maternamente al porto sicuro. Il Guacci, quindi, realizza la chiesa inferiore sul modello della stiva di una nave, mentre l’aula superiore ricorda la coperta e custodisce l’altare maggiore, il ponte di comando; e da qui, simbolicamente, il Cristo Re sospinge la nave verso la gloria del Padre.

La facciata esterna dell’edificio è composta da tre grandi dimensioni architettoniche: la piramide che indica la trascendenza, la composizione dei triangoli che ne indica la pluralità e la monolitica struttura ad indicarne l’unità. I simboli potrebbero essere sintetizzati nell’assunto che l’unità si raggiunge solamente nella pluralità e guardando in alto, dove si scorge maggiormente ciò che unisce anziché ciò che divide.

L’unità della chiesa e dei fedeli si scorge anche nei numerosi altari presenti nel Tempio, a cominciare dall’Altare del Milite Ignoto e la Croce del maestro Marcello Mascherini dedicata ai 130 mila caduti di guerra senza nome. Il Memoriale degli altari dedicati ai patroni dell’Istria e della Dalmazia, a Sant’Antonio da Padova, Santa Caterina da Siena, San Francesco e San Giovanni Paolo II (che visitò il Tempio nel 1992), ai martiri per la fede quali il Beato Francesco Bonifacio, il bellissimo Altare del popolo Slavo con i patroni Santi Cirillo e Metodio, rendono l’imponente luogo di fede meta di pellegrinaggio di tutti i popoli di questo angolo di mondo. Nel cinquantesimo anniversario del Santuario, appena davanti all’ingresso, è stata inaugurata la statua in bronzo di mons. Santin, realizzata dal maestro trentino Bruno Lucchi. L’opera ritrae il presule sospinto dalla bora, con i panneggi al vento e la mano a serrare il cappello sul capo. Anche questa una rappresentazione simbolica, un’affermazione di devozione in questa terra di confini e conflitti: il vescovo istriano guarda verso il mare, verso l’immensità del Creato, e la sua profonda fede nell’unità dei fedeli non viene frenata dalla furia dei venti, oggigiorno sospinti dall’ateismo dilagante.

Un luogo della memoria, della religiosità e della pace da visitare assolutamente, specie in tempi difficili e confusi come i nostri.