29 Ottobre 2017

La notte delle streghe e la Festività dei Morti

By admin

La notte di Halloween, nel mondo anglosassone, rappresenta nell’immaginario collettivo una festività fanciullesca, molto sentita dagli americani e approdata anche da noi a scopo meramente commerciale. Che cos’era esattamente, all’origine, questa festività? Ho provato a rispondere a questa domanda nel mio libro Miti e misteri del Friuli Venezia Giulia. La festività era  di origine celtica e portava il nome di Samahain o Samuin e corrispondeva al Capodanno celtico. Cadeva tra la notte del trentuno di ottobre e il primo di novembre. La festività cristiana di Ognissanti non coincide casualmente. Infatti in quella notte il confine tra cielo e terra, tra la dimensione fisica e quella ultraterrena, si annullava, creando una commistione tra le due realtà. I fuochi rivestivano una grande importanza in questa festività, avevano lo scopo di allontanare gli spiriti erranti che si manifestavano tra i vivi.

Focolare di casa

Focolare di casa

Per placare le anime dei defunti bisognava offrire loro cibo quando bussavano alle porte. Da qui l’usanza americana di travestirsi, suonare al campanello e pronunciare la popolare frase: “dolcetto o scherzetto”. Era anche abitudine accendere candele e lumini per indicare loro la strada. La connotazione fortemente esoterica della festività allude alla marea oscura che monta, alla luce che viene offuscata da forze tenebrose rappresentate dal gelido inverno che si sta avvicinando. Il termine Samuin indica la fine dell’estate, della luce; la cerimonia officiata dai Druidi era volta ad accumulare le correnti luminose interiori, difendendole dal buio. Il termine però vuol dire anche “unione”. Infatti si riferisce all’unione del dio Dagda e la dea Morrigan che si erano accoppiati proprio in questo giorno. Il dio è considerato padre di tutti i celti irlandesi, una divinità positiva, tradotto in “Dio Buono”. La Morrigan è una divinità trina i cui tre aspetti portano nomi diversi. Associata ai corvi, al panico, alla guerra e alla morte, il suo nome è traducibile in “La Regina dei Fantasmi”. Morrigan è la Grande Madre dei celti e nel Medioevo cristiano ha dato vita alla figura della fata Morgana. Dunque l’unione tra le divinità, anche ostili tra di loro, aveva lo scopo di fondere le energie che si trovavano agli antipodi, di unire gli opposti che, assieme, avrebbero creato l’equilibrio.

Albero delle streghe

Albero delle streghe

Intrico

Intrico

Quale nesso può esserci tra noi istriani o friulani con questa festività? Una domanda più che legittima. Eppure il legame esiste. Molti sono i riti che si svolgono in Friuli e nell’Istria durante l’anno che ricordano un passato comune a questo remoto popolo nordico, resti di tracce pagane che hanno lasciato il loro segno. Proprio in occasione della festività di Ognissanti si usava lasciare secchi d’acqua davanti ai cancelli, affinché le anime dei defunti vi potessero bere e si facevano pure processioni con i lumini in mano. Da scrittrice istriana attenta alle tradizioni della mia terra d’origine, oltre che della regione dove oramai dimoro da una vita, mi sono interrogata sulla “Festività dei Morti” nelle aree rurali dell’Istria. Ne ho parlato in un brano di un altro libro, Focolare mitteleuropeo – ricette e ricordi. Nella nostra cultura la superstizione ha un ruolo rilevante. Siamo la regione che ha avuto fino a tardi le Strolighe, le fattucchiere, esperte erboriste e curatrici del malocchio. Io stessa ne ricordo una, quando andavo all’asilo. Veniva a raccogliere le erbe miracolose nel prato dove giocavamo, aveva le gonne lunghe, non parlava mai e tutti la temevamo. Con il tempo e con l’aiuto di zia Libera, donna memorabile, ho imparato a non temere le donne con le gonne lunghe e nemmeno quelle erbe, ma a conoscerle e usarle, fino a considerare la superstizione una sciocchezza.

Campanile nella selva - Stridone

Campanile nella selva – Stridone

Oltre alla grande e carismatica zia, anche il prete del mio paese, don Lino, ha contribuito a fornirmi la prospettiva giusta su questi discorsi controversi e soprattutto a farmi comprendere che non dovevo temere i “morti”. Anche questo è un problema sentito, le anime dei morti che perseguitano i vivi e la loro presenza che si manifesta, in forma di spettri, nella notte del 31 ottobre nei cimiteri. Sarà che siamo anche noi figli di una cultura pagana, che la notte dei morti era quella delle streghe e della loro regina Morrigan (abbiamo visto una divinità che i celti veneravano), di fatto ci si tiene lontani dai cimiteri di notte, specie quella notte. Invece don Lino ci conduceva su un altipiano da dove si vedeva il cimitero illuminato da decine di lumini all’imbrunire e qualche volta, forse un po’ intimoriti, ci faceva visitare le tombe. Non smetterò mai di ringraziarlo per avermi dimostrato che la morte non si deve temere, bisogna solo imparare a rispettarla.

Tombe di famiglia

Tombe di famiglia

Mia madre, dal canto suo, ci teneva molto che crescessimo liberi da ogni pregiudizio, così per contribuire a non farci contaminare dalla superstizione, preparava addirittura dei biscotti per fare colazione il “giorno dei morti” (2 novembre). Biscotti talmente pallidi che sembrano… morti!

Stridone by night

Stridone by night

Luci nelle tenebre

Luci nelle tenebre